Il nome generico di “Accademia” trae origine dal nome dell’antico ateniese Accademo, il quale donò al popolo un ampio terreno che fu convertito in un pubblico giardino, nel quale poi Platone era solito adunare i suoi discepoli: per cui la scuola fu chiamata Accademia e Accademici i suoi scolari. Il nome “Accademia” fu i seguito assunto anche da altre scuole filosofiche derivate da quella di Platone.
Attualmente con il termine “accademia” si indica qualunque raduno di dotti studiosi, in qualsiasi ramo di letteratura o di scienza, ed il luogo stesso in cui si ritrovarono. Fin dal tempo di Cicerone il nome accademia non indicò più una scuola filosofica, ma una raccolta di letterati, poiché egli diede questo nome ad una sua villa presso Pozzuoli, nella quale soleva ospitare poeti e letterati del suo tempo, affinché ivi si intrattenessero in dotte dispute.
La società riunita da Carlo Magno fu la prima vera accademia moderna, mentre un secolo più tardi il Re Alfredo d’Inghilterra fondava la celebre Accademia di Oxford. Tuttavia fu l’Italia il primo paese in cui fiorirono accademie letterarie e scientifiche secondo la forma moderna: dal secolo XIII in avanti sorsero numerosissime accademie, tra le quali le più degne di menzione sono quella fondata da Brunetto Latini, maestro di Dante, a Firenze nel 1270, quella costituita a Palermo da Federico II nel 1300, l’Accademia Platonica di Firenze fondata da Lorenzo de’ Medici, l’accademia dei Lincei sorta a Roma nel 1606 (di cui fu membro Galileo Galilei), l’Accademia della Crusca nata a Firenze nel 1580 (nota per essersi prefissa lo scopo di purificare la lingua italiana e di stamparne il Vocabolario), l’Accademia degli Arcadi, costruitasi a Roma verso la fine del secolo XVII.
Accanto a quelle di maggior importanza ne sorsero molte altre più modeste, che comunque non mancarono di dare il loro contributo nel tener desti la fiaccola del sapere e l’amore del bello tra i membri delle varie associazioni. Ogni Istituto quindi, ogni casa di educazione che raccogliesse tra le sue mura un buon numero di giovani studiosi, specialmente se benestanti, costituiva un’accademia in forma regolare e stabiliva quante tornate dovessero prescriversi ogni anno. Queste tornate erano una specie di festa, in cui i vari accademici dovevano leggere qualche loro componimento poetico, italiano o latino, raramente greco, intorno a un comune argomento che veniva precedentemente fissato. A questa festa erano invitate tutte le persone più autorevoli e dotte della città o del luogo dove era data la serata accademica, la quale veniva rallegrata di solito da canti e suoni talora anche da balli per alternare il piacere ed il divertimento degli spettatori.
In molti Istituiti, anche se non vi era un’accademia regolarmente costituita, venivano ugualmente presentate serate accademiche, non solo per esercitare l’ingegno degli allievi, ma anche per procurare loro sollievo, dal momento che quelle serate erano le feste più belle per i collegiali di quei tempi.